Abiti come sculture. Intervista a Selene Giorgi.

Abbiamo avuto il piacere di intervistare Selene Giorgi, artista che ha scelto gli abiti come supporto alla sua arte.

Come nasce il suo amore per la progettazione sartoriale?
La mia non è una formazione sartoriale, ma artistica. Ho frequentato l’Accademia di Brera e ho iniziato a lavorare con il tessuto per puro caso, durante il mio percorso di ricerca della bellezza. Il mio lavoro è frutto dell’amore e della passione per la creatività, la ricerca, la sperimentazione. Mi anima una grandissima passione.

Sono partita dieci anni fa dalla lavorazione del feltro e sono poi passata ad altre tipologie di tessuto, prediligendo sempre i tessuti più plastici e modellabili. Ho sempre cercato il volume e la tridimensionalità attraverso il montaggio su manichino. La mia è un’improvvisazione, un atto creativo, l’abito accade, non nasce da un disegno, lo modello direttamente sul manichino, scolpendolo ed esaltandone la tridimensionalità. Non seguo la moda, ma solo la mia passione.

Il mio è un processo interiore che scaturisce da un grande dolore. Solo scavando dentro me stessa ho trovato la forza di incanalare il dolore nell’atto creativo e nella mia passione. La mia attività creativa è una terapia, una rielaborazione del dolore, che mi ha permesso di non lasciarmi andare, di reagire.

Una volta creato, l’abito diventa un capo unico, non riproducibile. Se invece decido di farne una produzione, dopo aver creato il prototipo direttamente sul manichino, creo il cartamodello con l’aiuto di una modellista, in un percorso al contrario rispetto a quello tradizionale. In questo modo nasce la mia “collezione”, parola che però non amo molto perché troppo legata al mondo della moda.

Che cos’è per lei l’eleganza?
L’eleganza è un modo di essere in armonia con se stessi e con tutto ciò che ci circonda. Significa sentirsi a proprio agio e far sentire gli altri a proprio agio. Le mode cambiano. L’eleganza non cambia mai.

Che cosa cerca in un tessuto?
Mi piace molto creare dei tessuti partendo dalla materia prima e sperimentando, purtroppo questo non è sempre possibile perché richiede molto tempo. Prediligo i tessuti che possono tenere una forma, le sete come il radzemire e l’organza, ma anche il lino e la lana, perché sono tessuti naturali.

A che tipo di clientela si rivolge?
La mia clientela è soprattutto internazionale, mi conoscono grazie al passa parola o perché vedono le mie vetrine. Negli ultimi anni mi sono aperta di più, ho iniziato ad essere presente sui social media come Facebook e Instagram, a fare interviste, questo mi aiuta a farmi conoscere.
La mia è una scelta di nicchia, che dà molte soddisfazioni dal punto di vista culturale e artistico, ma che è difficilmente sostenibile economicamente.

La mia donna è una donna stupenda e con una forte personalità. E’ una donna colta, amante dell’arte e della bellezza, che veste l’anima e non il corpo, che sceglie di far apparire la sua personalità, che vuole distinguersi e non si fa condizionare dalle mode e dal mercato.

Collabora con le scuole di moda?
Le scuole internazionali di Fashion Design seguono il mio lavoro e spesso portano i ragazzi a visitare il mio atelier. Lo scorso anno ho fatto una bellissima esperienza con i giovani del FIT (Fashion Istitute Of Technology di New York) che ha una sede distaccata al Politecnico, e ho potuto constatare quanto entusiasmo, quanto impegno e quanta creatività ci siano in questi giovani.

La scuola ha un ruolo fondamentale, com’è fondamentale avere talento e passione. La bellezza, la cultura e l’arte dovrebbero essere alla base dell’educazione. La scuola dovrebbe dare più spazio alla creatività e alla manualità e aiutare i ragazzi a scoprire le proprie passioni, perché la passione genera felicità e ci dà la forza di superare le difficoltà.

Quale crede sia oggi il senso dell’espressione “made in Italy”?
Rispettare la vera essenza dell’artigianalità, utilizzare materie prime di alta qualità, senza scendere a compromessi.

Qual è il suo rapporto con Milano?
Milano mi piace molto perché offre tanto, anche se io non sono per natura aperta al mondo esterno.

Il mio atelier era inizialmente sui Navigli, in Vicolo dei Lavandai e questo mi dava molta visibilità soprattutto con gli stranieri. Negli ultimi anni le cose sono cambiate, i Navigli sono stati chiusi al traffico, sono iniziati i cantieri per l’Expo, i costi sono divenuti insostenibili. La mia era stata una scelta di bellezza, ma si scontrava ormai con il fatto che la zona dei Navigli si anima solo di sera dopo le cinque con la movida, durante il giorno c’è poco passaggio. Così ho maturato la decisione di spostarmi in largo Richini, di fronte all’Università Statale, in uno spazio affascinante, ma purtroppo molto piccolo.

Qual è il suo sogno nel cassetto?
Il mio sogno è di poter dirigere una sartoria e avere spazi più grandi dove mettere i magnifici mobili di Giuseppe Amato, che avevo nell’atelier sul Naviglio e dove poter anche fare formazione, creare una fucina creativa.

Che rapporto ha con new tess?
Sono cliente da molto tempo, compro le sete nei miei colori preferiti: il bianco, il nero e qualche volta il rosso. Compro da voi per l’alta qualità dei tessuti.

Nella nuova collezione introdurrò dei nuovi capi, in lino stampato a mano.

Selene Giorgi riceve solo su appuntamento nel suo atelier di largo Richini 14.
Tel: +39 333 3405516 / E­mail: info@atelierselenegiorgi.it / Sito web: atelierselenegiorgi.it / Facebook: atelier.selene­.giorgi­ / Instagram: atelierselenegiorgi

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